L’occasione è la IX Giornata Nazionale della Prevenzione delle Malattie Cardiovascolari e Respiratorie: il 25 e 26 maggio scorsi, docenti della Sapienza e di altre Università d’Italia, hanno fatto il punto della situazione in merito al sempre più crescente rischio d’infarto, anche in relazione agli effetti depressivi che l’attuale crisi economica può avere sulla popolazione.
Abbiamo chiesto all’organizzatore dell’evento, il Prof. Carlo Gaudio , in che misura l’ipertensione arteriosa incida sui rischi d’infarto, di ictus cerebrale, d’insufficienza renale e respiratoria.
“L’ipertensione rappresenta uno dei principali fattori di rischio. Purtroppo, secondo i dati dell’OMS, sono circa 240 mila i morti ogni anno nel nostro Paese per malattie cardiovascolari e ben 15 milioni di italiani ne sono affetti.
Tra gli ultra65enni, è ipertesa una persona su due. L’ipertensione spesso è misconosciuta e frequentemente associata ad altri fattori di rischio, come il diabete o l’ipercolesterolemia, condizioni anch’esse molte volte non riconosciute tempestivamente. In questo scenario, la medicina moderna deve puntare sempre di più sulla prevenzione, anche per abbattere i costi sanitari crescenti e dare sollievo alle spese dello Stato in questo settore.”
Per la prevenzione, fondamentale è anche uno stile di vita equilibrato: oggi, purtroppo, un’eccessiva assunzione di cibo non viene compensata da adeguato movimento. Cioè mangiamo troppo e ci muoviamo pochissimo!
Per il Prof. Giorgio Calabrese, docente presso l’Università del Piemonte orientale “Avogadro”, illustre nutrizionista e divulgatore scientifico, “la dieta mediterranea, se ben equilibrata nelle quantità e nella qualità dei prodotti, può contribuire alla prevenzione delle malattie cardiovascolari: l’utilizzo di frutta e verdura, in cinque porzioni giornaliere, un aumento del consumo dei legumi e di pesce, specie se azzurro, e una giusta quantità di carni, carboidrati e cerali (non togliete la pasta dalla vostra tavola!) ci permette di avere un’alimentazione non solo gustosa ma anche molto salutare.
Ma in che modo, come si diceva all’inizio, la crisi economica può incidere sul cuore?
Ci risponde il Prof. Cesare Greco , docente di Cardiologia della Sapienza: “Stiamo vivendo un momento storico particolare, la depressione economica comporta un forte disagio psicologico della popolazione, il cuore soffre e aumentano così i fattori di rischio cardiovascolare. Un Sistema Sanitario Nazionale deve poter garantire un’assistenza adeguata per contenere questi rischi”.
(Fonte oknotizie.virgilio.it)