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I Broccoli alleati della Tintarella

È un estratto ricavato dai germogli di broccoli che può proteggere la pelle dai raggi UV dannosi e, secondo un nuovo studio su modello animale, ridurre del 25% la probabilità di sviluppare i tumori della pelle, consentendo una abbronzatura più serena.

I ricercatori della Johns Hopkins University hanno presentato sulla rivista “Photochemistry & Photobiological Sciences” i risultati di questo studio condotto sui topi in cui si suggerisce come un’assunzione di estratto di broccoli per 13 settimane abbia protetto gli animali dall’insorgere del cancro alla cute.
In più, i topi che già presentavano un tumore hanno visto una riduzione della massa tumorale del 70%. I broccoli, così come le altre verdure appartenenti alla famiglia delle crucifere, quali cavolfiori, cavoli e cavoletti di Bruxelles, sono noti per i loro componenti antiossidanti e anticancerogeni. Tra questi vi sono i glucosinolati, composti glucosidici contenenti zolfo. L’organismo metabolizza queste sostanze e le trasforma in isotiocianati come, per esempio, il sulforafano.
Già precedenti studi hanno indicato come i germogli di broccoli fossero attivi contro l’ipertensione arteriosa, o l’ulcera provocata dall’Helicobacter Pilory. In questo studio i ricercatori hanno esposto i topi senza pelo ai raggi UV per 17 settimane. Dopodiché sono stati suddivisi in due gruppi. Al primo gruppo è stato somministrato l’estratto di germogli di broccoli e al secondo gruppo nulla. Al termine del test, durato 13 settimane, i risultati sono stati evidenti: una riduzione significativa della massa tumorale nei topi affetti e una riduzione dell’incidenza del cancro.
Ulteriori studi a conferma dell’efficacia dell’estratto di germogli di broccoli sull’uomo saranno necessari. Se confermati, si possono aprire nuove strade per la prevenzione e la cura del cancro alla pelle come, per esempio, il temuto melanoma.  (fonte www.altrasalute.it)

Mele e Broccoli proteggono il colon

Mele e spinaci prevengono il cancro al colon distale, broccoli e cavolfiori al colon prossimale, mentre un consumo eccessivo di succo di frutta aumenta il rischio di tumore al colon retto: ogni tratto dell’intestino reagisce in modo diverso all’introito di frutta e verdura.

Ad affermarlo, in uno studio pubblicato sul Journal of the American Dietetic Association, sono i ricercatori del Western Australian Institute for Medical Research di Perth (Australia). La ricerca, condotta su 1939 partecipanti – di cui 918 erano affetti da tumore al colon – ha dimostrato che il consumo di brassicacee (come cavoletti di Bruxelles, cavoli, cavolfiori e broccoli) è collegato a una minore incidenza di tumore del colon prossimale, l’assunzione di mele e verdure a foglia scura (come spinaci e verza) riduce il rischio di cancro al distale e, infine, che bere troppo succo di frutta aumenta il pericolo di sviluppare il tumore colon retto. (fonte /www.freshplaza.it/n)

Broccoli, Cavoli e Mele contro il Freddo

E grazie allo straordinario calendario della natura, gli alimenti più indicati per resistere all’«era glaciale» si trovano proprio tra i frutti e le verdure di stagione. «Broccoli e cavoli sono ricchi di vitamine antiossidanti e nutrienti detossificanti, e anche la frutta invernale, come arance e kiwi, è ricca di vitamina C – aggiunge il dott. Ongaro – un ruolo fondamentale lo hanno le mele, che contengono la quercitina, elemento in grado di aiutare il sistema immunitario che è un blando antistaminico e che aiuta nelle sinusiti. È presente soprattutto nella buccia, e quindi le mele andrebbero sempre mangiate senza essere pelate. Per avere fibre, proteine ed energia a sufficienza consiglio infine una dieta abbondante di pasta integrale con legumi».  (fonte www3.lastampa.it)

Respirare meglio grazie ai Broccoli

Broccoli contro le malattie respiratorie croniche. In estrema sintesi, è questo il risultato di uno studio condotto dalla Johns Hopkins University di Baltimora (Maryland, Usa) e apparso sulla rivista The Journal of Clinical Investigation.

A conferire a tutte le crucifere (cavoli, broccoli, rucola e simili) questa proprietà benefica sarebbe il sulforafano, una piccola molecola organica in esse contenuta, che sembra rendere più efficaci i farmaci utilizzati per il trattamento delle infiammazioni polmonari dovute a bronco-pneumopatia cronica ostruttiva (Bpco).

“Causata soprattutto dal fumo delle sigarette, la Bpco è attualmente uno dei più diffusi problemi di salute a livello mondiale”, spiegano i ricercatori nello studio. Si tratta di una patologia delle vie aeree caratterizzata da bronchite cronica, che riduce progressivamente la funzionalità dell’organo respiratorio. È provocata dalla distruzione delle cellule del polmone, alla quale si aggiunge un’infiammazione persistente dei tessuti. Infiammazione che, a sua volta, per via della ridotta attività di un enzima cellulare, Hdac2, coinvolto nella risposta antinfiammatoria, non si riesce a tenere sotto controllo con i comuni farmaci antinfiammatori steroidei (corticosteroidi).

Nello studio, i ricercatori hanno indagato la resistenza a questi farmaci nei pazienti affetti da Bpco e in alcuni topi che, essendo stati esposti a fumo di sigaretta, mostravano sintomi analoghi a quelli dei malati. In entrambi i casi sono stati utilizzati macrofagi alveolari (cellule coinvolte nella risposta immunitaria dell’organismo) e altre cellule dei tessuti polmonari per capire se e in che modo si potessero ripristinare le funzioni enzimatiche e la risposta ai corticosteroidi. I risultati hanno indicato che il sulforafano, attivando un’altra proteina (la Nrf2), migliora la funzionalità dell’enzima Hdac2 e, di conseguenza, rende le cellule dei pazienti più sensibili all’azione dai corticosteroidi.

“Questa scoperta ha un importante significato nello sviluppo di nuove terapie per la bronco-pneumopatia e le altre patologie polmonari”, dicono i ricercatori. Si potrebbe pensare, infatti, di utilizzare questa molecola di origine vegetale in concomitanza con i farmaci steroidei per aumentarne la capacità antinfiammatoria nel trattamento della Bpco.  (fonte www.freshplaza.it)

I Broccoli rinforzano il sistema Immunitario

Broccoli, rape e verdure simili aiutano il funzionamento del sistema immunitario. Lo ha dimostrato una ricerca pubblicata da Cell, coordinata da Marc Veldhoen del Babraham Institute di Cambridge (Regno Unito).

Secondo i risultati ottenuti una molecola contenuta nei vegetali della famiglia delle crucifere garantisce il corretto funzionamento di una classe di cellule del sistema immunitario presenti nell’intestino e nella pelle – i linfociti intraepiteliali – che costituiscono una prima linea di difesa per l’organismo e che partecipano alla riparazione delle ferite.

La ricerca non solo conferma l’importanza del consumo di broccoli e simili nella dieta delle persone sane, ma suggerisce anche l’effetto protettivo di questi vegetali nel caso di pazienti che soffrono di malattie infiammatorie dell’intestino. (fonte www.freshplaza.it)

Broccoli e Cavolfiori sono alleati della linea, ma bisogna fare attenzione al tipo di cottura

Tra le verdure invernali più buone e più salutari, ci sono i broccoli. Secondo la ricerca del Linus Pauling Institute di Corvallis (Usa), però, perché facciano davvero bene le crucifere devono essere consumate crude. Gli esperti, infatti, sostengono che la chiave di tutto sia la mirosinasi, un enzima contenuto nei broccoli che converte i principi attivi presenti nei vegetali in molecole con proprietà antitumorali. Questo enzima si trova soprattutto nella verdura cruda o comunque poco cotta.

Se viene a mancare questo elemento, l’organismo assume quantità da cinque a otto volte inferiori delle sostanze anticancro. Insomma, per essere sicuri che le proprietà di queste verdure siano sfruttate dal nostro corpo la regola deve essere questa. A questo punto vi consiglio una leggera cottura al vapore o al massimo farle saltare un paio di minuti in padella o in wok. (fonte /dieta.pourfemme.it)

Quanto sono Ricchi gli Alimenti dell’Autunno

Chi l’ha detto che con l’autunno finisce il periodo della frutta e della verdura golosa? Anche l’autunno porta ricchi cibi: vediamo quali :

Una dieta sana e naturale prevede il consumo di frutta e di verdure di stagione. Rispettare la stagionalità degli alimenti aiuta a seguire un’alimentazione più sana ed equilibrata; di conseguenza aiuta la salute e il benessere. In particolare, la stagione dell’autunno, il cibo e il fegato sono legate a filo doppio.

Ma quali sono gli alimenti dell’autunno? Ve ne illustriamo alcuni.

Tre frutti per l’autunno 

Melograno. Il frutto del melograno è molto ricco di sali minerali e di vitamine; presenta, inoltre, notevoli proprietà antiossidanti. Secondo alcuni recenti studi scientifici, aiuterebbe anche nel controllo del colesterolo. Tutte queste caratteristiche fanno del melograno uno dei più ricchi alimenti dell’autunno che però, forse, troviamo troppo poco frequentemente sulle nostre tavole.

Kiwi. Ricchissimo di vitamina C è utile per prevenire il raffreddore e per rinforzare il sistema immunitario. Ha proprietà antiossidanti e aiuta la motilità intestinale. Contiene infine una buona quota di calcio e fosforo.

La mela è forse il frutto che più si utilizza in autunno e nei mesi invernali. Ottima anche cotta è ideale per la preparazione di gustose torte. Esistono tante varietà diverse ed ognuna presenta le proprie caratteristiche nutritive; in genere, comunque, sono ricche di vitamine C, PP, B1 e B2. Le mele sono il primo frutto che si introduce nell’alimentazione del bambino e sono un’ottima merenda a partire dai 5/6 mesi di età.

Le verdure per l’autunno 

Carciofi. Digestivi, ricchi di potassio e di minerali, i carciofi devono la maggior parte delle proprie proprietà alla cinarina, la stessa sostanza alla base del caratteristico sapore amarognolo. L’organo che trae il maggior beneficio dal consumo di questo alimento dell’autunno è il fegato. Il carciofo, infatti, favorisce la secrezione degli acidi biliari oltre che la diuresi. Per ottenere il maggior beneficio, il carciofo andrebbe consumato crudo; con la cottura, infatti, molti degli effetti della cinarina si perdono.

Zucca. Tra gli alimenti dell’autunno la zucca è certamente il più versatile; ci si può preparare un intero menù, dall’antipasto al dolce. La polpa è particolarmente ricca di carotenoidi ed è poverissima di calorie; 100 grammi di zucca contengono solo 17 calorie. È molto leggera e facilmente digeribile e possiede proprietà diuretiche, rinfrescanti e lassative.

Non dimentichiamo poi i semi di zucca che una volta tostati e salati sono perfetti come stuzzichini,: contengono fitosterolo, grassi, melene e filolecitina; sono blandi antinfiammatori e aiutano a prevenire le disfunzioni delle vie urinarie.

Cavoli e broccoli. Sono tra gli alimenti più comunemente usati per le ricette d’autunno e d’inverno. Sono ricchi di vitamine (A, B1, B2, B9, PP, C), acido folico e minerali, tra cui fosforo, calcio e potassio. Hanno un buon potere antiossidante e, grazie all’elevato contenuto di clorofilla, aiutano l’organismo nella produzione di emoglobina e quindi nella prevenzione delle anemie. Sono poco calorici e hanno un ottimo potere saziante, sono quindi alimenti ottimi per chi vuole stare a dieta. (fonte www.cure-naturali.it)

Alimenti Nutrateutici

Nutrateutico. E’ un neologismo coniato dalla fusione tra i due termini “nutrimento” e “farmaceutico” , e significa “alimento, o parti di esso, che determina effetti benefici sulla salute”. In realtà è necessario distinguere tra alimenti veri e propri con  specifiche influenze sulla salute (alimenti funzionali) e le loro componenti singole estratte dette appunto “nutraceutici”. Anche se certi alimenti hanno un effetto benefico sull’ organismo, questi alimenti contengono un numero elevato di sostanze ed è quindi difficile stabilire a quale attribuire le proprietà. Spesso, anzi, la sostanza estratta dall’alimento, o riprodotta in forma sintetica, si rivela del tutto inutile.

Broccoli

I broccoli sono antitumorali se scottati a 60 gradi. Chiarimento sull’azione antitumori dei broccoli cotti.
Una ricerca della università dell’Illinois ha simulato in laboratorio, con una macchina masticatrice, cio che avviene sotto i nostri denti. La frantumazione rompe le cellule dei broccoli crudi, che rilasciano un enzima produttore di sostanze chimiche, i sulforafrani, che agiscono come antitumorali. Il sulforafrano più efficace contro i tumori rappresenta solo il 20 per cento dei sulforafrani forrnatisi. Il restante 80% e poco attivo. Se prima della triturazione i broccoli sono scottati a 60’C, le proporzioni si invertono e il sulforafrano “buono” quadruplica. La cottura tradizionale (oltre i 100 gradi) invece distrugge proprio l’ enzima inizialmente alla base della formazione di sulforafrani.

Germe di Grano

Il germe di grano è una delle tre parti delle quali è composto il seme del grano (crusca, amido, germe), e non è altro che la parte dalla quale originerà la futura pianta. A dispetto del cereale così come consumato oggi, ossia solo la parte amidacea, che fornisce solo calorie senza nutrienti (micronutrienti), il germe, che dovrà dar vita ad una nuova creatura vivente, è ricco di sostanze nutritiva importanti, che lo rendono capace di coinvolgere diversi aspetti del nostro star bene.
disintossica e depura: lisina e triptofano eliminano le sostanze non utilizzate dal sangue. In questo modo il sangue arriva pulito ai reni. Inoltre apporta anche inositolo e colina, due sostanze che bruciano gli accumuli di grasso;
stimola i muscoli: il germe di grano è ricco di octacosanolo, lisina ed arginina, sostanze che aumentano la resistenza dei muscoli e aiutano la formazione della massa muscolare. In più garantisce anche un elevato livello di magnesio, che, sciogliendo la tensione muscolare e liberando dalla fatica, evita i crampi e gli strappi;
ringiovanisce e da energia: ricco di magnesio, combatte fatica e nervosismo, mentre la vitamina E ripulisce dall’interno la membrana delle cellule, permettendo loro di difendersi meglio;
aiuta i polmoni: la vitamina E ripulisce le vie respiratorie in quanto stimola i macrofagi alveolari, anticorpi attivi nei polmoni. Lo zolfo del germe assicura la buona funzionalità respiratoria, e la vitamina A difende l’intero sistema respiratorio dai virus;
alleato di vene e cuore: la presenza di acidi grassi polinsaturi rafforzano le pareti delle cellule del sistema cardio-vascolare, mantengono la giusta fluidità del sangue e abbassano il livello di colesterolo;
utile per abbassare la glicemia e il livello di glucidi nel sangue. Il cromo e lo zinco aiutano l’organismo ad assorbire gli zuccheri e ad immagazzinare l’insulina per poi rilasciarla gradualmente, evitando così che la glicemia abbia impennate improvvise.
ottimo anticolesterolo: la lecitina anticolesterolo da ossigeno alle cellule e permette di conservare un’ottima forma fisica;
assicura vitamine e sali minerali: il germe di grano è ricco di fosforo, magnesio e molibdeno, tre sostanze che aumentano la concentrazione, regolano la sintesi delle proteine, e migliorano la resistenza fisica. In più contiene vitamine del gruppo B, garantendo il magnesio in ogni cellula;
indispensabile nelle diete equilibrate: il germe di grano contiene proteine nobili, come miosina, globulina e glutenina, ideali per rifornire il nostro organismo di tutto quello di cui ha bisogno.
Le donne saranno invece interessate oltremodo ai seguenti aspetti:
aiuta nei periodi mestruali e in primavera: quando sentite che sta per arrivare il ciclo, il germe di grano può efficacemente regolarizzare il buon funzionamento della tiroide perchè contiene sia il manganese (che stimola la produzione di tiroxina) sia il rame (che tiene sotto controllo gli starnuti e gli occhi che lacrimano);
nutre il viso stanco: il germe aiuta a prevenire l’inaridimento della pelle, conserva l’equilibrio del film idrolipidico naturale e garantisce un’azione nutriente e ristrutturante. Il tutto grazie agli idratanti, alla vitamina F, a sostanze antiossidanti e alla vitamina B5;
è un ottimo antismagliature: la vitamina B5 rallenta il processo di indurimento del collagene, mantenendo la morbidezza e l’elasticità della pelle. Il rame agisce in simbiosi, aiutando l’organismo a produrre lo stesso collagene senza intoppi;
rigenerante: utilizzare l’olio di germe di grano per nutrire e rigenerare la pelle. Basta unire poche gocce al miele, stendere sul viso e lasciare agire per 15 minuti. Sciacquare con acqua tiepida, e ripetere ogni settimana se si vuole garantire un effetto immediato e prolungato.

Il germe di grano si può consumare in qualsiasi piatto, in scaglie, in polvere, o sotto forma di olio (in commercio anche associato ad altri oli).
Si trova perlopiù in erboristeria.

Grano Saraceno

 
Per chi vuole mantenere l’utilizzo dei cereali, si segnala qui il grano saraceno, che in realtà non è un cereale, ma appartiene alla famiglia delle Poligonacee. Ha delle notevoli caratteristiche nutrizionali.
E’ qualitativamente superiore al riso, al frumento e al mais, soprattutto perché ha un indice glicemico più basso ed è più proteico.
Il contenuto in proteine è decisamente elevato, 14,1% contro 9,2% del frumento tenero e 8,5% della farina di mais. Le sue proteine hanno il più alto valore biologico del regno vegetale, in particolare la lisina, aminoacido essenziale è  presente in quantità superiori a quelle dell’uovo. Infine la farina di grano saraceno è ricca di fibra e di sali minerali.
Il suo utilizzo in sostituzione di altre farine, può aiutare ad abbassare il colesterolo e a regolare i livelli glicemici nel sangue.
Il grano saraceno e’ un alimento molto equilibrato, ricco in ferro, vitamina B, vitamina E e magnesio.
Adatto nella convalescenza, nella gestazione, agli anziani; aiuta ad eliminare dall’organismo i liquidi in eccesso ed ha una notevole azione rivitalizzante su reni, cuore e ghiandole sessuali. 

Luteina

La luteina è un carotenoide polare, presente in quantità significative nella regione maculare della retina. In questo tessuto, essa viene attivamente convertita in zeaxantina. È stato dimostrato che le molecole di luteina creano una sorta di filtro nei confronti dell’epitelio pigmentato retinico e dei fotorecettori. La luteina ha diverse funzioni: svolge un’intensa attività anti-ossidante di tipo scavenger (che consiste nell’eliminazione dei radicali liberi prodotti nella retina), inibisce i danni derivanti dall’esposizione alla luce blu e protegge la fovea dall’aberrazione cromatica che può ridurre l’acuità visiva.
La luteina, che non viene prodotta dall’organismo ma assunta attraverso il consumo di alimenti o integratori dietetici che la contengono, e la zeaxantina (suo isomero), sono gli unici carotenoidi presenti nell’occhio e si depositano nella regione maculare, così come nella retina e nel cristallino, aumentando la densità della macula, proteggendo in tal modo i tessuti dai danni di ossidazione da raggi UV e inibendo al contempo l’azione dannosa dei radicali liberi
La luteina si trova in numerosi vegetali verdi o gialli (broccoli, cavoli, spinaci, zucche, ecc….. Assunta dall’organismo con l’alimentazione, si accumula nella parte della retina più importante per la funzionalità visiva (la macula lutea), e aiuta nella prevenzione della maculopatia retinica.
Questa attività protettiva è simile a quella esplicata dalle vitamine E e C.
Infatti, anche queste vitamine esercitano un effetto protettivo nei confronti del danno foto-ossidativo dell’epitelio pigmentato retinico.
Numerosi studi sperimentali hanno accertato che l’assunzione di luteina, vitamina C e vitamina E, è in grado non solo di aumentare la concentrazione di questi nutrienti a livello retinico, ma anche di esercitare un valido effetto protettivo nei confronti del danno foto-ossidativo.
Gli spinaci sono un’ottima fonte di luteina e zeaxantina, due potenti carotenoidi antiossidanti che ti proteggono gli occhi dai danni dell’invecchiamento: ne contengono ben 485 microgrammi per etto. Uno studio condotto dalla Tufts University ha rivelato che chi mangia spesso spinaci riduce del 43% il rischio di contrarre la degenerazione maculare senile, una grave patologia della retina.
Verdure: Contenuto di luteina (mg/100 g)*
Carote crude 0,26
Cavoli 21,9 <===
Cavolini di Bruxelles 1,30
Spinaci crudi 10,0 <===
Grano 0,78
Broccoli 1,90
Piselli 1,70
Fagiolini 0,74
Pomodori 0,10
Lattuga 1,80
Verze 16,3 <=

Mukuna o mucuna(Mucuna pruriens)

 
La mucuna è un legume, arbusto rampicante annuale che cresce spontaneo in maggior parte nelle regioni tropicali e sub-tropicali.
Produce grandi foglie e grossi baccelli a forma di S ricoperti da setole urticanti, contenenti semi di circa 1 cm di diametro.
Lo studio dei principi attivi ha dimostrato che l’azione della mucuna è fondamentalmente legata all’elevato contenuto di L-dopa (precursore della dopamina). La dopamina è un ormone che ha un ruolo importante nel cervello, e in particolare attiva la sensazione del piacere e del benessere, è un neurotrasmettitore.
La mucuna è una pianta tradizionalmente utilizzata dall’Ayurveda (medicina tradizionale dell’India), il levodopa (L-dopa) stimola la ghiandola pituitaria o ipofisi, posta alla base del cervello, a produrre l’ormone della crescita, la cui funzione è quella di mantenere giovane l’organismo. L’ormone della crescita favorisce l’aumento di massa muscolare e sfavorisce l’accumulo di massa grassa, migliora la resistenza ed il livello energetico, accresce la sensazione di benessere ed esercita un’influenza positiva su numerosi altri aspetti della salute.
I trattamenti più efficaci per i quali è utilizzata sono quelli contro il morbo de Parkinson e contro i disturbi erettili.
Morbo di Parkinson: la carenza di dopamina è responsabile della perdita di controllo dei movimenti del corpo. La forma naturale sarebbe tollerata meglio di quella sintetica. L’aumento della dopamina cerebrale favorisce il recupero degli impulsi e diminuisce quindi la rigidità muscolare e i tremiti.
È stata a lungo utilizzata come afrodisiaco e soprattutto contro i disturbi erettili, e questo può essere spiegato dall’aumento del tasso di ormoni steroidei.
La medicina Ayurvedica è il sistema medico tradizionale più antico del mondo ed è il solo fondato su principi scientifici.
Il primo impiego dell’erba mucuna in medicina ayurvedica risale a più di 4500 anni. Infatti, mucuna pruriens ha certamente un profilo biochimico affascinante e contiene una multitudine di principi attivi interessanti. Tra gli altri impieghi in medicina ayurvedica: ristabilire la libido ad un livello soddisfacente (combinato al tribulus terrestris) accrescendo il livello di testosterone, nei casi di sterilità maschile e femminile(accresce degli spermatozoi e favorisce l’ovulazione), per migliorare la vivacità di spirito, il coordinamento motorio e lottare contro le apatie.
In uno studio sul morbo di Parkinson, a parità di principio attivo, un’estratto di mucuna pruriens si è rivelato da 2 a 3 volte superiore alla L-dopa sintetica, suggerendo che è il profilo biochimico globale dell’erba, e non solo il principio attivo, ad accrescere la sua efficacia sui sintomi della malattia. Altri studi hanno evidenziato che i benefici neurologici si ottengono con una ottima tolleranza ed una quasi assenza di effetti secondari, contrariamente a ciò che capita con la l-dopa di sintesi. La somministrazione concomitante di un estratto di erba tribulus terrestris è tale da accrescere la quantità di L-dopa che raggiunge il cervello (il tribulus contiene un inibitore della monoaminaossidasi, un’ enzima che degrada la dopamina).

Olio d’Oliva


Scegliere l’olio extravergine come condimento per i nostri piatti, conciliando gusto e mangiar bene, è un vantaggio per la nostra salute. Ora sappiamo che l’olio possiede un composto naturale finora sconosciuto, un antinfiammatorio che lo impreziosisce ancora di più: l’oleocantale. Come spiegano Gary Beauchamp Paul Breslin del Monell Chemical Senses Center, Philadelphia, ha gli stessi effetti dell’ibuprofene uno degli antidolorifici non sterodei (NSAIDs) più usati. Secondo quanto riferito sulla rivista Nature la presenza di questo composto potrebbe essere all’origine delle proprietà benefiche dell’olio d’oliva, infatti come l’ibuprofene anche questa sostanza, assunta grazie a un regolare consumo di olio, a lungo termine potrebbe essere anticancerogena. Questa scoperta si deve alla buona forchetta di Beauchamp che, nel corso di un meeting di gastronomia, di fronte a un prelibato piatto condito con il condimento dorato, ebbe un’intuizione. Qualcosa nell’olio dà in gola un gusto acre, pungente come quello dell’ibuprofene. Così si è imbattuto in un composto fino ad allora sconosciuto e lo ha battezzato oleocantale, nome che si sta ad indicare che trattasi di un’aldeide (ale), che deriva dall’olio d’oliva (oleo) e che e’ pungente (canth). Per verificare che veramente l’oleocantale fosse responsabile del sapore pungente del condimento gli scienziati hanno poi testato diverse qualità d’olio d’oliva verificando che maggiore era il contenuto di oleocantale in ciascuna, più forte il gusto pungente dell’olio. Inoltre non contenti i ricercatori hanno ricostruito in laboratorio la forma sintetica della molecola constatando che aveva identiche caratteristiche di quella naturale. Per vedere poi se la sensazione che aveva portato Beauchamp sulle tracce della molecola non fosse infondata, l’esperto ha testato le proprieta’ antinfiammatorie e antidolorifiche dell’oleocantale trovandolo capace di inibire gli enzimi COX-1 e COX-2, proprio i bersagli dell’ibuprofene. Non c’e’ dubbio quindi che l’oleocantale sia a sua volta un antidolorifico ed ora si dovrà scoprire il suo meccanismo d’azione. ”La dieta mediterranea, della quale l’olio d’oliva e’ una componente centrale dichiara Breslin – e’ da tempo associata a molteplici effetti benefici per la salute, riducendo rischio di infarto e ictus, alcuni tipi di tumore e di demenza. Effetti benefici simili aggiunge Breslin sono associati all’uso prolungato di alcuni NSAIDs come aspirina e ibuprofene”. ”Adesso che sappiamo dell’esistenza dell’oleocantale e delle sue proprietà antinfiammatorie dichiara l’esperto sembra plausibile che la molecola giochi un ruolo causale negli effetti benefici della dieta dove l’olio d’oliva e’ la principale sorgente di grassi”.

Ortica (Urtica dioica)
L’ ortica è una delle migliori piante medicinali che possediamo. Se l’umanità sapesse quant’ e grande il suo potere curativo, forse non coltiverebbe altro, ma solo in pochi lo sanno.
L’ortica e medicamentosa dalla radice allo stelo, dalle foglie al fiore. Sin dall’antichità godeva di grande prestigio.
L’Ortica è la nostra migliore pianta medicinale depuratrice del sangue e contemporaneamente antianemica. Avendo inoltre una buona influenza sul pancreas, la tisana di Ortica fa calare il tenore in zucchero nel sangue. Guarisce inoltre le malattie e le infezioni delle vie urinarie e la ritenzione patologica dell’urina. Ha anche un effetto accelerante del movimento intestinale.
A partire da una certa età diminuisce il contenuto in ferro nell’organismo. Di conseguenza si manifestano degli stati di stanchezza e di esaurimento, ci si sente vecchi e meno capaci. In questi casi porterà a degli ottimi risultati l’uso dell’Ortica fresca che contiene del ferro. Essa ci aiuta a superare questa situazione difficile. Dopo una cura a base di Ortica si ricuperano rapidamente le forze, tornano I’energia e la voglia di lavorare; anche l’aspetto esterno migliora.
E’ utile anche per i capelli: La tintura d’Ortica è particolarmente benefica per qualsiasi tipo di capello.
Secondo alcuni naturopati, nelle malattie gravi occorre sorseggiarne almeno due litri al giorno.
C’è anche chi si serve delle Ortiche per distruggere gli insetti ed i parassiti del suo giardino. Si mette un grosso quantitativo di Ortiche in un fusto contenente acqua e lo si lascia macerare per un certo tempo. Con questa soluzione si innaffiano ripetutamente le piante, e sembra efficace nel mantenerle prive da insetti e vermi.
Di mattina se ne può bere a digiuno una tazza mezz’ora prima della prima colazione, e poi, a sorsetti, una o due tazze durante il resto della giornata. Anche la tisana prima della prima colazione dovrebbe essere bevuta a piccoli sorsetti per aumentarne l’efficacia. La si beve senza zucchero (ha un sapore che ricorda quello del té verde). Ma è possibile mescolarvi anche un poco camomilla o menta per migliorarne il sapore.
La medicina popolare raccomanda di bere la tisana di Ortica per la durata di diverse settimane contro i disturbi al fegato e alla bile e contro le malattie della milza, persino nei tumori alla milza, nei catarri gastrici e bronchiali, nei crampi e nelle ulcere allo stomaco, nelle ulcere all’intestino e nelle malattie polmonari. Per conservare i preziosi principi attivi, I’Ortica viene soltanto scottata. Nella cura preventiva, durante tutto l’anno, si beve una sola tazza di tisana di Ortica al giorno. Essa si dimostra di grande aiuto anche nelle malattie virali e nell’eliminazione batterica.
E’ comunque una pianta pienamente commestibile e si può preparare in diversi modi, come condimento, nei minestroni o anche da sola.
Modalità di preparazione per la tisana (ma si può preparare in diversi altri modi): Scottare un cucchiaino da dessert colmo di Ortica in una tazza d’acqua e lasciare riposare il tutto per pochi minuti.

 

Peperoncino (Capsico o Capsicum Annuum)


Statistiche ufficiali sulla mortalità per malattie cardiovascolari: media Italia: 50%. Molise 57%; Calabria 53%; Campania e Sicilia 50%; LUCANIA 21%. Premesso che tale comprensorio è UNIFORME in tutto, che cosa privilegia tanto la Lucania?
E’ che soltanto in Lucania si usa prevalentemente il peperoncino polverizzato e con tutti i semi. Tale usanza è derivata dalla necessità di commercializzare le migliaia di quintali che produce da tempo immemorabile (polverizzato occupa meno spazio di quello intero o solo frantumato) e, col seme, la polvere… pesa di più. Polverizzato finemente (con la macina di pietra), aumentando, cioè la superficie di contatto con i nostri agenti digestivi, il seme CEDE i suoi tesori (acidi grassi insaturi, vitamine, principi attivi, ecc.) tanto utili alla vita dei piccoli vasi e di tutto il circolo cardiaco. Disse Lino Businco: “noi siamo la vita dei nostri capillari”… altrimenti, anche se solo frantumato, il SEME passa indenne attraverso il nostro corpo per assolvere degnamente il compito affidatogli dalla Natura previdente: diffondere la specie.
Attenzione! Del peperoncino sono basilari QUATTRO condizioni, perchè sia efficace al 100 per cento:

a) Sia CRUDO e conservato tale, fino al momento di spargerlo sulle vivande (o nelle ostie, dopo i pasti, per i neofiti), in pillole o capsule gastroresistenti durante i pasti
b) La quantità giornaliera complessiva sia PROPORZIONALE al peso corporeo: un grammo per ogni 10 kg. di peso corporeo, in polvere con tutti i semi oppure 2 compresse per ogni dieci kg. di peso corporeo, al giorno durante i pasti, o 3 capsule g.r. x 10 kg. p.c. pro-die.
c) Sia usato per SEMPRE, possibilmente nel modo più naturale e cioè sulle vivande, con le quali si amalgama e di cui esalta sapori ed odori, per la delizia di palati esigenti.
d) Sia quello GIUSTO per VOI e cioè col tono di piccante adatto a VOI.
N.B. Un cucchiaino di caffè, medio, non troppo colmo = TRE grammi circa.

La malattia è provocata da uno squilibrio qualitativo e quantitativo degli Elementi Vitali: protidi, lipidi, glucidi, vitamine, enzimi, sali minerali ecc. dovuto a reiterati errori alimentari. ll Peperoncino, reintegrando nella qualità e nella quantità LE VITAMINE, gli enzimi,sali minerali, ecc. che distruggiamo cuocendo i cibi, ristabilisce l’equilibrio biologico. Perciò, affinché ll Peperoncino possa essere: un perfetto integratore vitaminico, deve essere: CRUDO, in polvere fine,
coi SEMI: 1 grammo per ogni dieci kg. di peso corporeo, al giorno. E tale cura dura tutta la vita.
Uso esterno: il peperoncino cura le infiammazioni, applicato sulla pelle provoca la vasodilatazione e quindi è revulsivo in caso di atralgie, di geloni, di nevralgie. La tintura diluita è di aiuto per la crescita dei capelli. Non esagerare nell’uso perché potrebbe causare necrosi. Non va applicato su cute lesionata e in chi è allergico al peperoncino
La capsicina è in grado di mitigare  i dolori causati dall’herpes zoster. Nel mal di denti è utile mettere1-2 gocce di olio di peperoncino alla base del dente dolorante e passa il dolore.
Come alimento: abbassa la pressione, stimola la circolazione sanguigna, regola l’intestino, è utile in caso di emorroidi, per le disfunzioni epatiche, cirrosi, reumatismi, artrosi, impedisce la putrefazione intestinale. La capsicina, stimola la corteccia surrenale e aumenta la produzione dei corticosteroidi, stimola la funzionalità cardiaca, circolatoria, e respiratoria.
Ha una buona percentuale di vitamine, i semi contengono lecitina (abbassa il colesterolo del sangue mantiene elastiche le arterie), vitamine B2, PP, tocoferoli, provitamina A. Ha un elevato contenuto in vitamina C, superiore agli agrumi. Assunto giornalmente nei cibi, riduce l’incidenza di patologie tromboemboliche, favorisce la digestione (in quanto stimola la secrezione gastrica) aiuta quindi nella atonia gastrica. E’’ quindi utile integrare la propria dieta con del peperoncino fresco o in polvere. Ma non eccedere nel consumo perché potrebbe danneggiare i nervi periferici del gusto. Un eccesso (dosi molto elevate) potrebbe causare perdita di appetito, gastrite cronica, gastroenterite, stitichezza, e può danneggiare i reni, il fegato, indurre ipotermia, manifestazioni anafilattiche e morte.
Un uso eccessivo in chi prende farmaci anticoagulanti o è soggetto ad emorragie è da evitare.
Cellulite: Le qualità revulsive del capsicum trovano utilizzazione anche nella cura della cellulite. Oltre alla utilizzazione gastronomica, tante volte consigliata, si può usare l’argilla per fare cataplasmi e impacchi.
Preparare con l’argilla un fango terapeutico aggiungendo 4 gr. di peperoncino in polvere a 150 gr. di argilla.
Cura dimagrante: Col peperoncino si può dimagrire. Ne sono convinti i professori Hanry ed Emery che sulla rivista scientifica “Human nutrition” hanno pubblicato uno studio dal titolo “Effetti degli alimenti piccanti sul metabolismo basale”. Fra l’altro i due studiosi sostengono che 3 gr. di peperoncino piccante in polvere, mescolati con 3 gr. di senape costituiscono una ottima cura dimagrante. A conclusioni simili è arrivato anche un gruppo di ricercatori dell’Università della Tasmania. Secondo questi studiosi la capsicina contenuta nel peperoncino accentua il consumo di calorie fino al 15%. Così, ad esempio, un piatto di spaghetti che di solito fornisce 350 calorie, scende a meno di 300 quando si aggiunge il peperoncino.
Eros: Scrive Tiziana Valpiana nel suo libro “Il peperone”: “La caratteristica fondamentale del peperoncino è senz’altro quella di essere una pianta vitale. Esso è infatti in grado di stimolare tutte le funzioni vitali del nostro organismo; e qual è più vitale della pulsione sessuale? Il peperoncino, grazie ai suoi principi attivi, al suo sapore, al suo colore e insomma alle sue mille qualità, è senz’altro una delle piante più adatte a stimolare in noi il desiderio sessuale e a metterci in grado di soddisfarlo”. Ma al di là di queste affermazioni un po’ generiche, il peperoncino è veramente afrodisiaco? Qualcuno osserva che nei manuali di pozioni e filtri d’amore il peperoncino non c’è mai. Questo però non significa niente, perché la sua scoperta nei paesi Europei è piuttosto recente. Sviluppi e risultati scientifici potrebbero venire da un momento all’altro, quando sarà stata fatta piena luce su un ormone scoperto negli anni ‘70, il VIP, sigla inglese di “vasoactive intestinal polypeptide”. Su “Vivere meglio” del 1983 scrive Antonio Attanasio: “Quasi certamente il VIP è implicato nella chiusura delle comunicazioni arterovenose che è all’origine della tumescenza dei tessuti erettili: in altre parole, è forse il VIP che provoca l’erezione nell’uomo e gli analoghi fenomeni nella donna. Ma c’è di più, quando l’organismo aumenta la sua produzione di VIP, si ha come risultato una dilatazione dei vasi periferici (si diventa rossi in faccia) e la circolazione del sangue aumenta insieme alla frequenza dei battiti cardiaci; parallelamente aumenta la frequenza del respiro. Queste sono tutte reazioni notoriamente collegate all’eccitazione sessuale, ma sono anche reazioni provocate da cibi piccanti. Ed è facile immaginare che questi cibi portino a simili reazioni proprio in conseguenza della liberazione di VIP allorché essi entrano in contatto con la mucosa intestinale”. “Tutto questo – conclude Attanasio – dovrebbe far guardare con maggiore fiducia alle credenze tradizionali nell’efficacia del peperoncino e altre spezie nel facilitare il comportamento erotico”.Al momento una cosa è certa, il peperoncino è ricco di vitamina E, la “vitamina della fecondità e della potenza sessuale”. Alcuni casi di cronaca recente hanno reso di dominio pubblico che alcune creme e pozioni propagandate come  afrodisiache in realtà non erano altro che misture a base di peperoncino.

 

 

Polline

 
E’ un alimento completo. Ci potremo nutrire di polline per mesi senza rischiare malattie da carenza alimentare. E’ eccezionalmente nutritivo anche per l’uomo (oltre che per le api…).
L’ introduzione del polline nella pratica medica fu casuale: Nel 1946 il sovietico Tutzine notò che i centenari che stava studiando erano in maggioranza apicoltori, e facevano uso giornaliero di polline.
Ma cosa è il polline? E’ il seme maschile dei fiori che grazie al vento ed , appunto, alle api viene trasportato da un fiore all’altro. Recentemente, lavori di ricerca fatti da medici spagnoli, hanno messo in evidenza che somministrando il polline a lungo non si avevano reazioni anafilattiche (allergie) nè anticorpi. Ricordiamo che il polline raccolto dalle api è diverso da quello che in primavera aleggia nell’aria, responsabile appunto di malattie allergiche.
Tra i prodotti dell’alveare è quello più equilibrato nei suoi vari componenti , è infatti per metà alimento dinamogeno (miele), che dà energia, e per metà plastico (gelatina reale) che fornisce proteine. Sono oltre 50 le sostanze attive che le analisi di laboratorio hanno riscontrato nel polline
Di rilievo sono:
Vitamine: B1,B2, B5, B6,PP, C .
Minerali: Potassio, Magnesio, Calcio, Ferro, Silicio, Fosforo .
Aminoacidi: Dei 22 aminoacidi conosciuti 20 sono presenti nel polline ad alta concentrazione.
Interessante è la presenza di un aminoacido solfato, la metionina, che fa parte di quei fattori alimentari che impediscono l’infiltrazione grassa nel fegato o la curano se è già presente. Queste infiltrazioni grasse sono il preludio della cirrosi epatica.
Importante è anche la presenza della rutina. Questa protegge i capillari sanguigni, un deficit di rutina provoca un aumento di permeabilità e fragilità delle pareti dei capillari e quindi è una protezione anche per le emorragie.
Proprietà:
Rafforza il sistema immunitario.
Combatte i radicali liberi.
Ha una efficace azione antianemica
Aiuta le funzioni digestive ed intestinali.
Stabilizza l’appetito, combatte gli stati di astenia, nevrosi, depressioni.
Possiede una notevole azione epatoprotettiva e interviene positivamente nei processi arteriosclerotici in atto.
Aiuta nelle affezioni della prostata e interviene a restituire virilità a chi ha difficoltà funzionali.
Spiccate proprietà antinfiammatorie e riequilibranti per l’intero organismo .
Ottimo supporto per il sistema nervoso, utile in periodi di impegno intellettuale, aiuta la memoria.
USO : 1 cucchiaino al giorno la mattina, a digiuno. Può essere assunto allo stato naturale o miscelato al miele o bevande calde

.Vino rosso
Effetti del resvenatrolo, presente nel vino rosso soprattutto se coltivato in climi freddi.
Il vino rosso contiene oltre 10 volte la quantità della sostanza contenuta in quello bianco.
La quantità maggiore per esempio si trova nel Pinot nero, quella minore nel Cabernet Sauvignon. Comunque la quantità contenuta è minima, e per avere effetti significativi ottenuti nelle sperimentazioni su animali, il numero di bicchieri giornalieri da bere sarebbe improponibile, nell’ordine delle centinaia!
Tale sostanza è capace di mimare gli effetti prodotti da una dieta ipocalorica, in grado di rallentare i processi di invecchiamento del 30% circa.
Un bicchiere di vino rosso al giorno è una usuale raccomandazione, anche se in verità la quantità di resvenatrolo ivi contenuta è bassissima. Il resvenatrolo è però instabile e si ossida, scomparendo, dopo un giorno dalla apertura della bottiglia.
Il resvenatrolo è prodotto dalle piante in risposta a situazioni di stress, come carenza di nutrienti, l’attacco di funghi o parassiti.
I ricercatori dell´Harvard Medical school e del National Institute of Aging degli Stati Uniti hanno fatto una scoperta che potrebbe essere molto importante per le persone affette da obesità. E’ stato sperimentato sui topi che, pur assumendo essi molti grassi e pur diventando obesi, non si ammalano di diabete o comunque di patologie legate alla obesità. Questo grazie ad una molecola – chiamata resveratrol – presente nel vino rosso.
Le proprietà anti-invecchiamento di questa molecola sono state scoperte recentemente, anche se da tempo si sa che il vino rosso ha un effetto protettivo nei confronti di alcune malattie.
Nel 2003, la “ Nature” riportò il primo studio che dimostrava che il lievito, trattato con resveratrol, viveva il 60% in più della norma. Successivamente, la molecola ha dimostrato di avere le stesse capacità su vermi, moscerini della frutta e pesci.
David Sinclair, uno degli autori della ricerca, ha spiegato che “ i topi, dal punto di vista evolutivo sono molto più vicini all’ uomo di tutti gli altri organismi studiati finora, i risultati che abbiamo ottenuto ci danno quindi la speranza che qualcosa di simile possa accadere negli esseri umani”.
L´esperimento è stato condotto su tre gruppi di topi: il primo gruppo ha seguito una dieta normale; il secondo gruppo una dieta ipercalorica in cui il 60% delle calorie proveniva dai grassi; il terzo gruppo ha seguito la stessa dieta ipercalorica, ma è stato trattato con resveratrol. I topi sono stati sottoposti alle diete differenziate a 52 settimane di vita. A 60 settimane i tassi di sopravvivenza degli ultimi due gruppi hanno cominciato a divergere. A 114 settimane, il 58% dei topi del secondo gruppo erano morti, mentre nel gruppo dei topi trattati con il resveratrol e in quello dei topi che seguivano una dieta normale, il tasso di mortalità era del 42%.
“Dopo sei mesi – ha affermato Rafael de Cabo, dell´Istituto Nazionale per l´Invecchiamento – il resveratrol ha bloccato tutte le evoluzioni negative sull´organismo di un regime alimentare troppo ricco di calorie”. “I benefici che abbiamo riscontrato nei topi obesi trattati con questa molecola – ha detto Sinclair, uno dei fondatori di Sirtris, una compagnia che sta iniziando una sperimentazione di resveratrol su persone affette da diabete- sono un aumento della sensibilità all´insulina, una diminuzione dei livelli di glucosio, tessuti di cuore e fegato più sani”.
Ora non resta che attendere i risultati di successivi approfondimenti.
Alcol
Una nuova ricerca scientifica conferma che l’alcol, se bevuto con moderazione, riduce il rischio di morte, e non solo per le malattie cardiovascolari.
Uno studio dei Laboratori di Ricerca dell’Università Cattolica di Campobasso conferma il ruolo benefico che un moderato consumo di alcol ha sulla salute. E questa volta non si parla solo di malattie cardiovascolari: bere con moderazione riduce infatti la mortalità totale, indipendentemente dalle cause.
La ricerca, pubblicata dalla rivista americana Archives of Internal Medicine, ha preso in esame 34 studi scientifici condotti negli ultimi anni in tutto il mondo e li ha aggregati attraverso la metodologia statistica della metanalisi, che permette di unire ricerche diverse ponendole in un’unica visione complessiva. In questo modo è stato possibile esaminare i dati su oltre un milione di persone, per le quali l’abitudine di bere alcol è stata messa in relazione con la probabilità di morte per qualsiasi causa.
Le conclusioni a cui sono arrivati i ricercatori della Cattolica di Campobasso confermano con chiarezza che bere con moderazione ha un effetto benefico sulla salute. C’è di più: mentre la maggior parte delle osservazioni su questo argomento si erano concentrate fino ad oggi sulle malattie cardiovascolari, termine che comprende eventi clinici di varia gravità, lo studio pubblicato da Archives of Internal Medicine dimostra un effetto positivo dell’alcol su un parametro indiscutibile come la mortalità generale. Alcol come assicurazione sulla vita quindi? Non del tutto. Moderazione è infatti la parola chiave. La ricerca italiana ribadisce che un consumo eccessivo di sostanze alcoliche è assolutamente dannoso, e per chi esagera con il bicchiere la probabilità di morte non diminuisce affatto. Anzi: aumenta nettamente.
“I nostri dati – dice Augusto Di Castelnuovo, principale autore dello studio – mostrano che il consumo di piccole quantità di alcol porta ad una riduzione della mortalità che può arrivare fino al 18%. Ma al di sopra di un certo numero di bicchieri le cose cambiano drammaticamente: chi beve troppo non solo perde questo vantaggio, ma aumenta il suo rischio di morte proporzionalmente alla quantità di alcol consumato”.
Un dato molto importante che emerge ancora dallo studio della Cattolica di Campobasso è il ridimensionamento dei cosiddetti “fattori confondenti”. In passato è stata infatti ipotizzata la possibilità che l’azione protettiva dell’alcol possa essere in realtà causata da altri elementi. Potrebbe essere, infatti, che le persone capaci di assaporare bevande alcoliche con moderazione, siano più attente alla loro salute: magari fanno più sport, oppure mangiano meglio. Insomma, hanno uno stile di vita migliore, e potrebbe essere questo, non l’alcol, a mantenerli più sani. “Abbiamo esaminato con cura questo aspetto – continua Di Castelnuovo – I nostri dati ci dicono che, anche prendendo in considerazione tutti i principali fattori confondenti (come l’alimentazione, l’attività sportiva o lo stato di salute delle persone studiate), il consumo moderato di sostanze alcoliche continua a mostrare un effetto nettamente positivo”. La ricerca evidenzia una differenza molto importante tra uomini e donne. Se per i primi l’effetto benefico si ha con 2-4 dosi al massimo (una dose corrisponde tipicamente ad un bicchiere di vino o di birra), le seconde devono stare più attente: per loro la protezione data dall’alcol sparisce già dopo i due bicchieri al giorno. “Potrebbe essere – spiega Licia Iacoviello, capo del Laboratorio di Epidemiologia Genetica ed Ambientale, dove è stata svolta la ricerca – un fenomeno legato al metabolismo. Sappiamo che nelle donne l’alcol etilico viene metabolizzato differentemente nell’organismo, e le concentrazioni nel sangue raggiungono valori più alti. Quindi con un consumo superiore alle due dosi cominciano a farsi sentire gli effetti dannosi, come le malattie del fegato o un aumentato rischio di certi tipi di tumore”.
Differenze emergono anche quando si guarda alle due sponde dell’Atlantico. Lo studio della Cattolica ha infatti trovato che la protezione offerta dal consumo moderato di alcol, negli uomini americani, è minore rispetto agli europei. Per le donne, invece, la situazione rimane sostanzialmente la stessa sia negli USA che in Europa. Una possibile spiegazione del fenomeno potrebbe essere trovata nel diverso modo di consumare alcol. Prima di tutto gli Europei tendono più a bere vino rispetto ad altre bevande, e lo fanno soprattutto durante i pasti. Due comportamenti abbastanza diversi da quelli degli Americani. Quanto alle donne, nel loro caso si può pensare che le modalità di consumo di alcol siano più o meno le stesse nei due continenti, e quindi anche la risposta sia identica. E’ una questione ancora aperta, che necessiterà di maggiori studi.
“Al centro di questa ricerca – dichiara Giovanni de Gaetano, Direttore dei Laboratori di Ricerca della Cattolica di Campobasso – non c’è solo l’alcol. E’ anche il modo in cui lo si beve a fare la differenza: quantità piccole, magari durante i pasti, questo appare il modo giusto. E’ un altro aspetto della dieta mediterranea, dove l’alcol, in particolare il vino, è il compagno ideale di un pranzo o una cena, ma poi non esiste più per il resto della giornata. Il messaggio che gli studi scientifici come il nostro ci stanno confermando è semplice: l’alcol può essere un elemento di tutto rispetto sulla nostra tavola. Ma è positivo solo se inserito in un giusto stile di vita, dove la moderazione ci guida ad un consumo di qualità non certo di quantità. (fonte /www.paleodieta.it/)

 

Cancro alla Prostata: curarlo con i Broccoli

Curare il cancro alla prostata con i broccoli?  Una domanda che potrebbe trovare risposta più che positiva stando all’ultimo studio condotto dai ricercatori del Linus Pauling Institute dell’Oregon State University coordinati dalla dott.ssa  Emily Ho e pubblicato sulla rivista di settore Molecular Nutrition and Food Research.  E’ entusiasmante scoprire come elementi naturali come gli ortaggi possano aiutare nel combattere le patologie tumorali.

Per ciò che riguarda il cavolfiore, la sostanza  dalla proprietà terapeutiche sarebbe il sulforafano che da una sperimentazione preliminare ha dimostrato di essere in grado di eliminare le cellule tumorali e pretumorali seguendo un iter ben mirato,  lasciando quindi intatte le cellule di tessuto sano. Nel corso della ricerca, gli scienziati hanno trattato con questa sostanza tre diversi campioni: uno composto da cellule epiteliali della prostata cancerogene, uno con cellule precancerogene ed uno composto da cellule normali.

Ed è stato notato che la molecola in questione agisce in modo selettivo, attaccando e portando alla distruzione solo le cellule pretumorali e tumorali, senza scalfire minimamente quelle sane. Il sulforafano, sottolineano i ricercatori, è infatti in grado di riconoscere le cellule anomale, bloccando in loro gli enzimi “istone acetilasi” in grado di legarsi al dna delle cellule e di modificarne il comportamento dei geni, alimentando la crescita del tumore.

Sottolinea la dott.ssa Ho:

L’importanza di questa sostanza come agente chemioterapico era nota da tempo ma è la prima volta che si osserva la sua capacità di agire selettivamente solo sulle cellule cancerogene lasciando intatto il tessuto circostante.

Il broccoli dimostrano quindi di essere non solo un ottima fonte di sostanze chimiche utili, ma anche degli ottimi alleati nella prevenzione di questa particolare forma di cancro. E data l’incidenza del tumore alla prostata a livello globale ed in particolare nei paesi industrializzati è bene non sottovalutare nessuno strumento in grado di debellare o combattere tale patologia tumorale (fonte /www.medicinalive.com)

Addome tonico grazie a Broccoli e Banane, valido aiuto per il Morbo di Crohn

Broccoli e banane riducono gonfiore e meteorismo: questi vegetali infatti proteggono l’intestino da batteri come l’Escherichia coli e curano le infiammazioni croniche dell’intestino, come il morbo di Crohn, il merito è delle loro fibre solubili, capaci di evitare danni alla flora batterica, con effetti benefici sull’evacuazione e lo svuotamento addominale.

Il morbo di Crohn colpisce molte persone, è una infiammazione cronica dell’apparato digerente, a cui possono essere interessati anche stomaco e duodeno, spesso si associa a disturbi auto-immunitari a livello sistemico, recenti studi hanno dimostrato che broccoli e banane non devono mai mancare dall’alimentazione dei malati del morbo di Crohn per proteggerli dalle ricadute.

Per i tuoi spuntini frulla una banana con un bicchiere di latte di riso: fai scorta di fibre sgonfianti, di magnesio, potassio e calcio, antifame nervosa. E se vuoi potenziare l’effetto brucia grassi, aggiungi alla bevanda un pizzico di curcuma e un bicchierino di centrifugato di broccoli.

(fonte www.mondobenessereblog.com)