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Mal di Testa ed Ipertensione arteriosa: i consigli per una Dieta Sana ed Equilibrata

Esistono molti tipi di emicranie e spesso non è facile capire le cause di questo spiacevole sintomo. Una forma piuttosto forte di mal di testa è quella che deriva dall’ipertensione arteriosa, cioè dalla pressione alta.
La pressione alta si combatte con la giusta prescrizione medica, spesso è ereditaria, ma anche viene rafforzata da cattive abitudini alimentari, come l’eccesso di cibi salati.

In alcuni paesi del mondo, come il Sudafrica, questa patologia colpisce circa sei milioni di individui, una persona su quattro. La popolazione nera africana è particolarmente sensibile al problema. La maggior parte dei soggetti colpiti da ipertensione ci convivono per anni senza avere consapevolezza della malattia, che troppo spesso viene diagnosticata soltanto quando i sintomi sono gravi.

Oltre al mal di testa possono insorgere problemi alla vista, sangue che cola dal naso, sensazione di nausea, vomito, insonnia e persino attacchi epilettici. Se non viene riconosciuta per tempo e curata con la giusta combinazione di farmaci e regime dietetico, possono insorgere complicazioni ben più gravi come insufficienza renale, ictus, infarto o dialisi.

Al di là dell’ereditarietà, i rischi aumentano dopo i 35 anni per i soggetti obesi, che accumulano grasso all’altezza dell’addome, ma anche per coloro che sono soggetti a stress, fumo eccessivo, abuso di alcool.

Per tenere sotto controllo la pressione sanguigna, oltre ad uno stile di vita sano, i dottori consigliano di mangiare poco durante 3-6 piccoli pasti al giorno. I consigli alimentari parlano di una dieta sana ed equilibrata, in cui ci si nutre di frutta e verdura almeno cinque giorni a settimana, con un ottimo apporto di fibre da cereali integrali e noci, basso contenuto di grassi saturi poco alcool e bevande zuccherose. (fonte www.viveremeglio.it)

La Coppia è più Affiatata se Condivide il Cibo

A chi non è mai capitato di guardare intenerito gli uccellini che imbeccano i loro piccoli?

Molte speci animali nutrono la loro prole passando direttamente il cibo che si procacciano dalla loro bocca a quella dei piccoli: ora uno studio condotto presso laClemson University del Sud California e pubblicato sulla rivista Appetite evidenzia come la condivisione del cibo rafforza l’unità di coppia e migliora l’efficienza del sistema immunitario.

Gli studiosi hanno reclutato 118 volontari, maschi e femmine che sono stati invitati a visionare filmati molto brevi, della durata di meno di un minuto, nei quali vi erano due partner che condividevano il cibo in modo diverso: i due partner potevano imboccarsi a vicenda, morsicare e gustare qualcosa che il compagno aveva già addentato, usare la stessa posata oppure i due partner potevano mangiare ciascuno nel proprio piatto senza scambiarsi il cibo in nessun modo.

I volontari chiamati ad osservare i filmati sono stati tutti concordi nel dichiarare che le coppie da loro percepite come più unite e più complici erano quelle che mangiavano il cibo già addentato dal loro compagno.

Servirsi della stessa posata, ricevere direttamente dalle labbra del compagno un boccone da lui precedentemente masticato, aumenta il feeling di coppia e dà l’idea a chi osserva dall’esterno, di una coppia complice e affiatata, tenera e erotica allo stesso tempo.

La condivisione del cibo in questi termini, inoltre, comporta uno scambio di saliva proprio come quando ci si scambia un bacio appassionato: sembra che il passaggio di germi che così si realizza può contribuire a fortificare il sistema immunitario, proteggendo da alcuni virus. (fonte www.sanihelp.it)


Volersi bene Mangiando Meglio

Volersi bene vuol dire anche mangiare sano e corretto

Facciamo ogni giorno, tante azioni, rivolte al nostro benessere, ci laviamo, ci spalmiamo creme, andiamo in palestra e tanti altri gesti rivolti alla nostra persona, ma non pensiamo alla cosa più importante per il nostro benessere e salute, ossia, alimentarci in modo sano e corretto, facendo attenzione al cibo che mettiamo nel piatto e come lo abbiniamo.

Da bambini ci dicono”mangia che devi crescere”, incitandoci a mangiare anche quando non abbiamo fame, creandoci un rapporto con il cibo spesso sbagliato. A volte i bambini mangiano troppo o troppo poco, portandosi dietro una dipendenza dal cibo che li accompagnerà in età adulta.

Nella scuole oggi, si dovrebbe insegnare, anche scienza dell’alimentazione, per far comprendere ai bambini, come sia importante e fondamentale, l’alimentazione  corretta per una vita sana.

È urgente, insegnare sopratutto ai giovani, che il cibo deve essere la nostra” medicina”, in quanto mangiando correttamente, si possono prevenire molte patologie, quali, obesità, diabete, ipertensione.

Non è mai troppo tardi per imparare e per iniziare una corretta alimetazione, sperimentando in prima persona, come assumando il giusto cibo, si possa riconquistare una nuova energia e benessere e quindi comprendere che mangiare il “giusto cibo”, vuol dire volersi più bene.

Il  rapporto con il cibo deve essere, più equilibrato e consapevole, mangiando meglio e meno, riscoprendo il sapore del cibo “vero e vivo”.

Il percorso può essere lungo, in quanto è difficile rinunciare alle abitudini e convinzioni coltivate per anni, ma pian piano, si scoprirà un nuovo benessere, sia nel corpo che nelle mente.

Volersi bene vuol dire anche mangiare sano e corretto, con la consapevolezza di fare la  cosa giusta.

 (fonte www.alimentazione-benessere.it/)

10 Cibi che fanno Male al Pianeta

Sapete quali alimenti fanno male alla vostra di salute? probabilmente sì, ma sapete anche quali di questi fanno male anche alla Terra? Dopo i 12 modi per ridurre le emissioni a tavola perché non parlare dei 10 alimenti “absolutly not planet-friendly” e quindi assolutamente da evitare per una scelta veramente eco sostenibile!

Leggendo un bell’articolo sul sito MNN mi sono lasciata ispirare e mi sono interrogata sui cibi davvero peggiori per l’ambiente e su quali alimenti dovrebbero essere evitati o almeno scelti consapevolmente per una gestione davvero sensata delle risorse.

1) Tutti gli alimenti che contengono olio di palma

Mnn ci informa infatti che l’olio di palma si trova quasi praticamente ovunque. Si stima, infatti, che ogni anno vengano prodotte circa 40 milioni di tonnellate di olio di palma e di queste l’85% proviene dall’ Indonesia e dalla Malesia dove chilometri quadrati di foreste vengono abbattute quotidianamente. Non sconvolge allora che le piantagioni di olio di palma rappresentino il fattore che produce il più alto tasso di deforestazione al mondo. Quando le foreste pluviali scompariranno quasi tutti gli animali selvatici, tra cui oranghi e tigri, scompariranno con esse.

2) OGM  

In merito agli organismi geneticamente modificati molte sono le preoccupazioni che provengono sì dai consumatori ma soprattutto da aree della ricerca non affiancata a multinazionali ed indipendenti come quelle universitarie: il tutto si fonda sulla mancanza di dati di lungo periodo e quindi sulla mancanza di certezze circa i reali rischi dell’uso di Ogm, ma come è ovvio c’è molto di più. Non è possibile motivare con il solo “principio di precauzione” la riluttanza di molti scienziati nel dare appoggio a ciò che è stato definito “la scoperta che avrebbe sconfitto la fame nel mondo” perché come al solito pare davvero una mera illusione se si pensa che con la pratica di coltivazione di ogm contadini che fino ad allora erano riusciti a prodursi sementi coltivabili l’anno successivo saranno invece costretti anno dopo anno, coltivazione dopo coltivazione ad acquistare sementi sterili da grandi colossi di multinazionali che come detto promettono “la cancellazione della fame nel mondo” …certo cosa che pare alquanto lontana dal concetto “denaro x seme” e quindi “no denaro no cibo” invece professato in fase reale e non propagandistica.

Inoltre volendo spingersi un po’ in là con la fantasia basta chiedersi cosa accadrebbe se un bel giorno il detentore del seme tal dei tali decidesse di non venderlo più o di venderlo solo a qualcuno…e gli altri? E qui non si parla di oggetti ma di cibo…

Certo queste possono essere solo speculazioni,  sì, ma è sempre bene pensarci prima di dare in mano beni di sopravvivenza, come acqua e semi, a colossi che guidano il mondo in lotte di economia e nelle guerre.

Se poi vogliamo analizzare altri risvolti certo possiamo concentrarci sul basso livello di biodiversità dato dalla coltivazione intensiva e mono colturale indotta dall’uso di Ogm: effettuando, infatti, una coltivazione con resistenza specifica in determinate colture si andrebbero ad azzerare le fonti di cibo per altri animali cosicché anch’essi scomparirebbero. Ma ancora come detto la mancanza di dati sul lungo periodo nell’aggiunta di geni estranei a piante che l’evoluzione non ha progettato per averli potrebbe essere nociva a lungo andare per le stesse piante oppure mettere in pericolo altre piante magari invereconde e gli animali che la consumano ed infine gli animali che si cibano di questi.

Inoltre la diffusione di geni alterati collocati in determinate colture non necessariamente rimangono in quel determinato campo: la diffusione genetica può avvenire facilmente tramite gli insetti, il vento, ad opre adì uccelli o mammiferi e quindi  possono diffondersi facilmente condividendo i propri geni modificati con piante non geneticamente modificate, e così facendo si perderebbe facilmente il controllo della situazione.

Infine-ma in realtà non così infine- la creazione di nuove malattie: alcune piante geneticamente modificate sono modificate mediante l’uso di batteriofagi, batteri o virus, il che significa che tali virus, batteri o batteriologi potrebbero adattarsi creando nuove malattie magari difficilmente controllabili.

3) Lo zucchero

Mnn prosegue raccontandoci che oltre 145 milioni di tonnellate di zucchero sono prodotti in 121 paesi ogni anno, secondo il WWF, ed una tale produzione su così larga scala ha effetti devastanti sul pianeta.

Lo zucchero può essere ritenuto direttamente responsabile per la perdita di biodiversità più di ogni altra coltura, secondo il dossier “Zucchero e L’ambiente” redatto dal WWF nel 2004 infatti, la distruzione degli habitat che la sua coltivazione produce, l’uso intensivo di acqua e di pesticidi ed il conseguente inquinamento delle acque scaricate durante il processo produttivo sono i risvolti amari della medaglia che vanno a pesare totalmente sull’ambiente e sulle creature viventi. (A tal proposito leggete anche i 10 dolcificanti naturali alternativi allo zucchero)

4) La carne

Mnn riporta che secondo l’Environmental Defense Fund, se ogni americano sostituisse un pasto di pollo con cibo vegetariano, il risparmio di anidride carbonica sarebbe paragonabile a togliere dalle strade degli Stati Uniti più di mezzo milione di auto.

Alcuni dei risultati dell’Organizzazione per l’Alimentazione e l’Agricoltura delle Nazioni Unite sulla carne e l’ambiente sono riassumibili in 5 punti:

• il 18% delle emissioni di gas a effetto serra provengono dagli allevamenti

• il 70% dei terreni in Amazzonia che è stata autorizzata al pascolo del bestiame erano foreste

• la più grande fonte mondiale di inquinamento delle acque è il settore zootecnico

• il bestiame è responsabile di un terzo dell’azoto e del fosforo nelle risorse di acqua dolce degli Stati Uniti

• il 30% del territorio terrestre occupato un tempo dalla fauna selvatica è ora occupato da bestiame in allevamento

Se poi vogliamo volgere lo sguardo un po’ più vicino a casa nostra, il Dott. Mario Tozzi – geologo, ricercatore del CNR, divulgatore scientifico e giornalista- spiega facilmente nel suo articolo “se il pianeta muore di bistecca“- editoriale su la stampa.it del 2008- come potremmo vedere le cose: “Per allevare il complesso bovino mondiale, composto da quasi un miliardo e mezzo di capi, ci vogliono pascoli sempre più ampi: ma dove li impiantiamo, visto che la superficie di terre emerse è sempre quella e che, anzi, la terra migliore, quella più fertile e più vicina alle fonti d’acqua, è già virtualmente esaurita? Pervicacemente si sottraggono territori sempre più ampi alle foreste tropicali e pluviali, che però reggono uno sfruttamento industriale solo per cinque o sei anni, dopo di che non sono più fertili e dunque spingono a disboscare nuove terre. La carne sottrae foresta al mondo, visto che per ottenerne 1 kg ce ne vogliono 9 di mangimi: gli animali di allevamento non consumano liberamente erba come si crede, ma vengono «finiti» (come si dice) a cereali. E a chi verrano sottratti quei cereali, se non ad altri uomini, che per questo patiranno la fame? Un manzo di allevamento di 500 kg ha consumato 1200 kg di granaglie, come a dire che, solo negli Usa, 157 milioni di vegetali, che potrebbero essere consumati dagli uomini, finiscono invece a produrre 28 milioni di tonnellate di carne. E per allevare un manzo ci vuole tanta acqua quanto quella che serve a far galleggiare un incrociatore. Ha un senso tutto questo in un pianeta in cui sono milioni coloro che non hanno il mais per sopravvivere, mentre altri si devono mettere a dieta per ridurre i rischi del consumo di carne? Desertificazione, disboscamenti, sprechi d’acqua, alterazioni degli ecosistemi, inquinamento delle falde, incremento dei gas serra sono questi i veri motivi per cui dovremmo ridurre il consumo di carne. Ma mettere in conto i danni ambientali della bistecca è un tabù che nessuno si sogna di discutere seriamente.

Infine Qui è possibile scaricare il volantino pieghevole in pdf di agireora edizioni “Meno carne, meno effetto serra

5) Il pesce

Greenpeace da sempre attivo nella difesa degli oceani riporta che “gli scienziati avvertono da tempo che l’eccessivo sfruttamento delle zone di pesca rischia di cambiare per sempre il volto dei nostri mari. Le attività di pesca nel mondo infatti sono eccessivamente sfruttate, impoverendo i nostri mari e i nostri oceani. Le popolazioni dei grandi pesci predatori – un indicatore chiave della salute dell’ecosistema – stanno svanendo ed il 90% dei grandi pesci – come tonni, pesci spada e merluzzi – sono stati già pescati.

I politici continuano a ignorare i consigli degli scienziati per una corretta gestione del patrimonio ittico che tuteli le specie minacciate imponendo pratiche di pesca sostenibili e così pesci come il tonno rosso e salmone atlantico sono gravemente in pericolo di estinzione ed è bene ricordare che la pesca eccessiva di una particolare specie non danneggia solo quella popolazione ma può avere effetti gravi più in alto nella catena alimentare e nella biodiversità.”

6) Gli alimenti confezionati e trattati

La maggior parte del cibo che troviamo nei negozio sono lavorati e confezionati: questo significa che contengono agenti chimici quali coloranti, conservanti, additivi e spesso comportano confezioni singole ed enorme spreco di plastica e packaging vario.

Inoltre se non siete ancora convinti consultate il libro guida “Cosa c’è davvero nel tuo carrello?“di Bill Statham per sapere cosa davvero troviamo negli alimenti confezionati!

La soluzione? Mangiare frutta e verdura fresca, acquistare alimenti sfusi e cercare di preparare a casa alternative genuine.

7) Molti alimenti non biologici

Quando un prodotto è biologico significa che è cresciuto senza l’uso di pesticidi, fertilizzanti chimici o erbicidi ma l’agricoltura biologica usa meno risorse rispetto all’agricoltura tradizionale. In Italia la casa editrice Loto ha diffuso una lista creata dalla EWG de “quella sporca dozzina” (qui scaricabile il numero completo della rivista con l’intero articolo a pag 36) che permette di fare una scelta sensata tra cosa è meglio scegliere biologico e cosa è possibile scegliere proveniente dall’agricoltura convenzionale, ossia i 12 alimenti da comprare assolutamente bio (qui scaricabarile il promemoria da portare sempre con sé).

8) Gli alimenti non locali

Molte persone mangiano locale ossia a km zero per la freschezza e per sostenere la comunità locale, ma il beneficio più ampio proveniente da questa scelta è certamente la riduzione del consumo di combustibili fossili data la riduzione del suo trasporto oltre che alla stagionalità sempre ben garantita ed all’incremento di coltivazioni di specie legate al territorio.

9) Il riso

Mnn ci informa che il riso è la principale fonte di calorie per la metà della popolazione mondiale, ma rappresenta la coltivazione che consuma 1/3 di tutta l’acqua dolce usata annualmente a scopo agricolo dell’intero pianeta secondo Oxfam.

Ma è stato sviluppato -grazie all’azione congiunta di Africare, Oxfam e WWF- un nuovo metodo di coltivazione, l'”SRI” (Systemof Rice Intensification) che consente agli agricoltori di produrre fino al 50% di riso in più con un consumo nettamente inferiore di acqua.

Oxfam sta lavorando per convertire il 25 per cento delle coltivazione di riso nei paesi produttori a SRI entro il 2025 (qui il pdf scaricabarile)

10 ) Il cibo da fast-food

Mnn infine ci ricorda che il cibo da fast-food non fa solo male alla nostra salute ma fa ancora più male alla terra! Un tipico pasto da fast-food infatti viene servito con cibo eccessivamente confezionato, cannucce di plastica, condimenti confezionati singolarmente… secondo i californiani contro gli sprechi meno del 35% dei rifiuti provenienti da fast-food mandati in discarica come misto nella maggior parte dei casi sarebbe invece perfettamente riciclabile come carta o cartone.

Quindi non c’è da sorprendersi che i fast-food siano stati riconosciuti come fonte primaria di rifiuti urbani.

Ma non è solo la confezione il problema.

Un recente studio proveniente da Hong Kong ha scoperto che durante il processo di lavorazione di 4 hamburger per fast-food vengono emesse le stessa quantità di composti organici volatili pari a quelli emessi da un’auto che percorre 1.000 miglia qui poi è stata calcolata l’ impronta ecologica di un cheeseburger…dal risultato più che sconvolgente! (fonte http://greenme.it/mangiare)

Tutti i vantaggi del Cibo Biologico

I prodotti biologici, privi di pestici e di additivi chimici, ci garantiscono un doppio beneficio: tutelano la nostra salute e, nel contempo, rispettano l’ambiente. Ecco la guida per non sbagliare

Il cibo biologico aiuta la natura e la nostra salute

Da tempo ormai sappiamo che qualcosa, nell’equilibrio naturale, si stia disgregando e che dobbiamo correre ai ripari finchè siamo in tempo. Lo possiamo fare preferendo e acquistando cibi biologici, prodotti senza inquinare o contaminare la natura con additivi chimici o di sintesi, senza sfruttare intensivamente il bestiame, nel pieno rispetto del ritmo delle stagioni e della rotazione dei terreni, e sottoponendo i prodotti finali al controllo di appositi enti certificatori. A tale riguardo, si parla anche di “tracciabilità” del cibo biologico, alludendo con questo termine alla capacità di ricostruire e seguire la produzione e l’utilizzo di un prodotto agroalimentare mediante identificazioni documentate e certificate da un apposito organo di controllo.

Cosa significa cibo biologico

Ma sappiamo esattamente che cosa si intende per cibo biologico e quali sono le differenze con altri prodotti definiti semplicemente “naturali” o genericamente “integrali”? Facciamo un po’ di chiarezza sulle parole ma anche sui marchi e gli enti autorizzati a certificare i prodotti veramente “bio“.

Ecocompatibile

L’agricoltura ecocompatibile esprime la generica tendenza alla compatibilità ambientale e, nell’iter produttivo, integra un impiego minimo di prodotti chimici con l’uso controllato di insetti che si nutrono dei parassiti delle piante funzionando di fatto come degli antiparassitari naturali.

La dicitura “ecocompatibile” per ora non ha riconoscimento dal punto di vista della normativa comunitaria, ma alcune regioni e province italiane hanno già istituito dei marchi collettivi con cui si qualificano i prodotti derivati da questo tipo di agricoltura.

Come leggere le etichette

Prima di fare la spesa, occorre sempre leggere l’etichetta e verificare che:

Il prodotto deve essere venduto con l’etichetta Agricoltura Biologica (riportata qui sotto) o Allevamento Biologico/Regime di controllo CEE. Senza questa dicitura, il prodotto non è cibo biologico.

  • Controllare che l’etichetta riporti la data (di raccolta, produzione, macellazione), la sigla del paese di provenienza, la sigla dell’ente certificatore, un codice dell’azienda e uno per la partita del prodotto.
  • I prodotti biologici non sono mai distribuiti in contenitori di plastica o di altro materiale sintetico.

Le sigle da tenere d’occhio

Gli organismi di certificazione biologica nazionali sono 16, riconosciuti con decreto del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali, e l’elenco completo naviga su http://www.aiab.it, l’indirizzo dell’Associazione italiana per l’agricoltura biologica. Tra i vari enti si segnalano Anccp (Agenzia nazionale certificazione componenti e prodotti), Biogracert (organismo indipendente di controllo e certificazione delle produzioni agroalimentari), Ccpb (consorzio per il controllo dei prodotti biologici), Demeter (per i prodotti biodinamici) Imc (marchio del sistema di certificazione dell’Imcert, l’Istituto mediterraneo di certificazione), Fair trade/TransFair (per l’equosolidale).

Il biologico costa un po’ di più ma ti salva la vita

Nel carrello del biologico, ormai c’è posto per tutti: produttori di frutta e ortaggi, carne, pesce e latticini, vino, miele, zucchero, pasta, riso, cacao, caffè, tè, dolci e prodotti da forno, uova, oli e condimenti, ma anche merendine, snack e bevande. Certo, i cibi biologici possono costare un po’ di più ma offrono una serie di vantaggi “impagabili”: hanno un sapore più naturale, quindi sono anche più appaganti e più sazianti per il palato; sono più controllati dal punto di vista della coltivazione e dell’allevamento e non contengono sostanze d’origine chimica; per produrli, è ridotto lo spreco di materie prime, si rispetta la biodiversità e si riduce l’impatto ambientale. Per contro, va anche detto che i cibi biologici freschi (proprio perché naturali e privi di additivi) si conservano meno a lungo: in realtà, questo che sembra un difetto è una garanzia di qualità!

I 5 motivi per dire che il cibo biologico fa bene alla salute

Se si pensa che tutto quello che mangiamo o applichiamo sulla pelle sotto forma di cosmetico plasma il nostro corpo e influisce sul cervello, sulle attività metaboliche e sulle nostre aspettative di vita, è chiaro che il cibo biologico avrà effetti decisamente positivi sulla salute poiché è privo di tossine e ricco di sostanze curative e protettive che il corpo assorbe con rapidità.

– Il cibo biologico è sano, è saporito ed è ricco di principi attivi vitali

– Avendo una genesi naturale e non contaminata dalla chimica, e crescendo su terreni “puri”, rinforza il metabolismo e le difese

– Previene il deposito di tossine chimiche nel corpo e velocizza lo smaltimento di quelle eventualmente già presenti

– Accelera la guarigione e stimola la rigenerazione di organi e tessuti

– Ha un effetto protettivo, ricostituente e antiage. (fonte /www.riza.it)

Vista e Memoria migliori: basta Mangiare un po’ Meno

Memoria migliore e vista più acuta? Basta mangiare un po’ di meno, senza esagerare. Un gruppo di ricercatori dell’Istituto di neuroscienze del Cnr e della Scuola normale superiore di Pisa ha scoperto una relazione tra la quantità di cibo ingerita giornalmente e la plasticità del cervello, ovvero la sua capacità di modificarsi nel tempo reagendo agli stimoli esterni.

RICERCA – Lo studio pisano, appena pubblicato sulla rivista Nature Communications, è durato tre anni: «Si tratta di un progetto di ricerca di base effettuato su un campione di ratti adulti – conferma Maria Spolidoro, prima autrice del lavoro – La metodologia è semplice: abbiamo alimentato le cavie un giorno sì e uno no». In particolare l’attenzione dell’equipe italiana, guidata dal professor Lamberto Maffei, si è concentrata sui circuiti visivi e sull’ippocampo, una parte del cervello alla base dei processi della memoria spaziale. «La plasticità è una caratteristica tipica dei cervelli giovani, nelle prime fasi di sviluppo – prosegue la Spolidoro – e si riduce durante l’età adulta. Attraverso test specifici abbiamo notato, al contrario, che seguendo questo particolare regime alimentare, la plasticità cerebrale aumentava». D’altronde la ricerca del cibo e la fame sono i due più potenti strumenti di sopravvivenza di cui ci ha dotato madre natura: il primo spinge ad esplorare l’ambiente che ci circonda, mentre il secondo è esso stesso un fenomeno adattativo. L’importante, come sempre, è non esagerare: «La mancanza di cibo eccessiva o prolungata può avere effetti diametralmente opposti, causando un grave stress, e quindi danni enormi, al nostro organismo».

La ricerca, effettuata in collaborazione con l’Accademia dei Lincei, guarda anche alle possibili applicazioni: «L’alimentazione rientra in un ambito molto delicato – spiega ancora Maria Spolidoro – ma trovare un metodo per aumentare la plasticità del cervello è importante: penso ad esempio al campo della riabilitazione dei pazienti affetti da ictus o ischemie». Una caratteristica importante della plasticità, oltre all’apprendimento e alla memorizzazione, è proprio il recupero da danni cerebrali di vario genere: «In un futuro potrebbe essere che per i pazienti ospedalizzati e sottoposti a trattamenti di riabilitazione sia previsto anche uno specifico regime alimentare».  (fonte www.corriere.it)

Memoria e alimentazione

Se volete migliorare la salute del vostro cervello e ottimizzare la memoria avete bisogno di consumare alimenti nutrienti specifici.

Quali sono i cibi migliori per il cervello?

1. Fragole
Le fragole contengono i flavonoidi, sostanze in grado di migliorare la memoria. Soprattutto i frutti di bosco, mirtilli compresi sono ricchi di antiossidanti che possono contribuire a ridurre lo stress cerebrale.

2. Tuorlo d’uovo
Ottimo per migliorare lo sviluppo del cervello. Ovviamente non bisogna esagerare, due a settimana faranno senz’altro bene.

3. Caffè in grani
Ricco di vitamine, minerali, antiossidanti e aminoacidi. Alcuni studi dmostrano che bere regolarmente caffè può ridrre il rischio di demenza. Uno studio condotto in Corea del Sud, ha rilevato che il caffè contiene una sostanza che rallenta la crescita dei tumori cerebrali.

4. Salmone
Il salmone contiene alti livelli di acidi grassi omega-3. Le ricerche hanno stabilito che bassi livelli di omega-3 possono causare perdita di memoria, scarsa concentrazione o disturbi dell’umore.

5. Noci
Le noci contengono vitamina E che rendono il cervello sano, e contribuiscono a prevenire la perdita di memoria a causa dell’invecchamento. Gli anarcardi sono ricchi di mangesio, che aumenta la produzione di ossigeno verso le cellule cerebrali. (fonte http://www.takecareblog.it/2011/i-cibi-che-migliorano-la-memoria/)

Spaghetti, pollo, insalatina e…

Approposito di diete. Leggete cosa ha scritto oggi Ilbetta

Naturalmente integrali gli spaghetti, l’unica variante accettata è per quelli di riso. Pollo perché è rigorosamente carne bianca. L’insalatina è un must, l’importante è che non venga arricchita in stile mega insalatone giganti, dove la poca verdura presente è sommersa da formaggi, tonno, olive e chi più ne ha più ne metta.

Prendo spunto dalle prime strofe di Spaghetti a Detroit di Fred Bongusto, per sintetizzare come la rincorsa salutista all’alimentazione prima e la voglia di perder peso poi o viceversa, stia modificando le nostre abitudini alimentari.

Oramai tra intolleranze più o meno verificate e veritiere, diete che rincorrono le mode e l’avvicinarsi di una primavera preludio alla sistemazione fisica prima della prova costume, un’amatriciana o un arrosto di maiale con patate al forno sono visibili solo in televisione durante La Prova del Cuoco. Non parliamo dei dolci che sono banditi ancor prima di pronunciarli.

E allora avanti con gallette di riso, fette biscottate integrali e marmellate senza zuccheri aggiunti, accompagnate da spremute d’arancia e tisane, per allietare le nostre colazioni. Per gli spuntini di metà mattina c’è sempre la mela, quella che toglie il medico di torno ed infine nel pomeriggio una centrifuga di frutta di stagione.

Cosa dite non siete soddisfatti? Beh, dopo i pasti principali potete sempre farvi una tazzina di caffè, l’importante è che sia d’orzo e che venga bevuto amaro.

Buon appetito.

Il Metodo Montignac

Oggi vorremmo saperne di più sul Metodo Montignac.

Si tratta di una dieta per perdere peso, creata dal francese Michel Montignac nel 1980, basata sul principio del basso indice glicemico.

La dieta Montignac punta da un lato a far perdere peso, e dall’altro a tenere sotto controllo la fame eccessiva e il desiderio di cibo. Secondo Montignac l’aumento di peso non è causato da un eccesso di alimentazione, ma piuttosto dal mangiare il cibo sbagliato.

La dieta Montignac si basa sui livelli di glucosio ed insulina presenti nel sangue, proponendo una selezione di alimenti che aiutano a mantenere questi livelli bassi, al fine di reprimere la fame.

Montignac prevede l’assunzione di alimenti con indice glicemico basso al fine di favorire il dimagrimento. Se al glucosio attribuiamo un valore base di “100”, si ottiene una tabella comparata che prevede di assumere per le prime settimane di dimagrimento alimenti con indice inferiore al 35% del glucosio. Nelle settimane di mantenimento sono preferibili gli alimenti con indice inferiore al 50%. Gli alimenti superiori al 50%, ad esempio i carboidrati complessi ed i grassi saturi, sono da escludere sempre.