Archivi del giorno: novembre 10, 2010

Fico d’India

Il fico d’india ha un elevato valore nutrizionale: il frutto contiene fosforo, calcio e vitamina C e la polpa fresca è ricchissima di fruttosio, glucosio e saccarosio.

Tra i benefici immediati del fico d’india, invece, ci sono le sue proprietà dissetanti, il suo potere energetico, e i suoi valori nutrienti, che lo rendono il frutto ideale per l’inizio dell’autunno.

Tra le proprietà terapeutiche del fico d’india ci sono quelle diuretiche: il fico d’India facilita la diuresi e favorisce l’eliminazione dei calcoli renali; in più, contribuisce ad abbassare il colesterolo e favorisce la perdita di liquidi. E? anche rimedio alle scottature e come analgesico.

Nelle giuste quantità hanno un effetto blandamente lassativo anche se i semi legnosi contenuti nella polpa possono provocare stitichezza. regolatore naturale della glicemia che possiede il fico d’india.

Inoltre le pale vengono utilizzate per curare diverse patologie quali angine, tonsilliti, tossi, febbri, suppurazioni ed ascessi.

Una curiosità è che anticamente esse venivano addirittura usate per levigare il legno.

Uno studio più avanzato sul fico d’india aggiunge a queste proprietà quelle di combattere i parassiti del sistema digestivo, di essere utilizzata nel trattamento del diabete e del colesterolo.

Come si sbuccia il fico d’India ? Tenendolo fermo con la forchetta; con un coltello ben affilato si tagliano le due estremità e si incide per la lunghezza…. poi si fa “rotolare” sulla sua stessa buccia.

Il fico d’india aiuta a dimagrire soprattutto grazie a tre sue importantissimi proprietà: contiene le fibre solubili che servono a controllare l’appetito, regola l’indice glicemico e contrasta la stitichezza e i dolori addominali, in quanto facilita il movimento intestinale. Se siete a dieta, il fico d’india è molto utile in quanto la presenza di fibre, soprattutto mucillagini, riesce a regalare un senso di sazietà che frena quindi, la voglia degli spuntini fuori pasto; il senso di sazietà è dovuto anche al fatto che le fibre riescono ad assorbire gli zuccheri. Le fibre contenute nei fichi d’india sono sia solubili che insolubili e sono utili anche per favorire il transito intestinale, rigenerare la flora batterica e prevenire l’insorgenza delle emorroidi.

Coadiuvante nella cura dell’osteoporosi grazie alla quantità di ferro, calcio e fosforo contenuti in questo frutto

Grano saraceno

Considerato solitamente un cereale, il grano saraceno non appartiene alla famiglia delle graminacee bensì a quelle delle poligonacee. Si può dire che è un cereale ad honorem visto che per gli usi alimentari a cui è destinato e per le proprietà nutrizionali non ha niente da invidiare ai cereali veri e propri. La pianta è probabilmente originaria dell’Asia e fu forse introdotto in Europa dai Turchi nel corso del Medioevo. Il chicco del grano saraceno si presenta con una forma caratteristica trigona. Ha un odore molto forte ed aromatico e nella forma integrale il chicco è protetto da una cuticola nera non commestibile. Per essere utilizzati nell’alimentazione umana i chicchi devono essere decorticati. Il grano saraceno risulta essere un alimento con caratteristiche nutrizionali ben equilibrate infatti è ricco di ferro e sali minerali (soprattutto magnesio) di vitamina B ma soprattutto E. Contiene una buona quantità di amminoacidi essenziali soprattutto lisina e triptofano ed il valore biologico delle sue proteine è paragonabile a quello delle proteine della carne e della soia.

Indicato nei casi di deperimento fisico, facilita la conservazione dell’elasticità dei tessuti dei vasi sanguigni ed è quindi un buon alleato del cuore. E’ molto diffuso anche l’uso della farina di grano saraceno che non contiene glutine ed è adatta alla produzione di pasta, alla preparazione di polente e creme ed anche alla produzione di pane.

COTTURA BASE: Anche il grano saraceno in chicchi ,come gli altri cereali necessita di un accurato lavaggio prima di essere cucinato.E’ consigliabile un lavaggio in acqua fredda più volte fino a che l’acqua non risulti limpidae priva delle scorie che di solito vengono a galla. Si devono poi scolare accuratamente i chicchi e farli tostare nella pentola di cottura per uno o due minuti. Dopo questa operazione si può aggiungere acqua calda salata nella quantità di circa il doppio del volume del cereale. Occorre far cuocere per circa 20 minuti dopo di che potranno essere sia una base per insalate fredde che mescolate a verdure e legumi. La dose per persona e di circa 80 gr. Il grano saraceno si distingue dai comuni cereali per l’elevato valore biologico delle sue proteine, che contengono gli otto amminoacidi essenziali in proporzione ottimale, mentre i cereali “veri” (il grano saraceno, a dispetto del nome, non è un cereale) contengono poca lisina.

Il grano saraceno è una buona fonte di fibre e di minerali, soprattutto manganese e magnesio. Ha un indice di sazietà abbastanza elevato, caratteristica comune a tutti i cereali in chicchi. È privo di glutine, quindi è adatto per i soggetti celiaci.

Tarassaco

Il tarassaco (Taraxacum officinale, fam. Composite o Asteracee) è una pianta erbacea particolarmente diffusa nei luoghi erbosi ed areati di tutto il territorio italiano. Noto anche come dente di leone, stella gialla e capo di frate, il tarassaco si riconosce facilmente per i suoi capolini fiorali di colore giallo intenso, che si chiudono al calar del sole e si riaprono al ritorno della luce (il tarassaco è conosciuto anche come girasole dei prati). Al capolino sussegue un globo piumoso bianco-argentato, dotato di numerosi acheni; da qui l’appellativo popolare “soffione”. E’ una pianta molto difficile da estirpare una volta che abbia messo radici in giardino. Le parti usate sono le foglie e le radici, raramente i fiori. Dalle radici si ottiene una tintura, color Magenta se unite all’albume, giallo scuro se mischiate al ferro.

Principi attivi alcoli triterpenici beta mirina, tarasserolo, tarassasterolo, beta-tarassasterolo, steroli beta-sitosterina, stigmasterina, cluitianolo, vitamine A,B,C, D, tiamina, acido nicotinico, acido palmitico, oleico, linoleico, levulosio, acido caffeico, flavonoidi, principi amari, tarassacina, triterpeni, Tetraidroridentina B, pentaciclici, steroli, stigmasterolo, caroteni, xantofille, apigenina, 7-glucoside, zucchero, fruttosio, triterpeni, fitosteroli, carboidrati (fruttosio, inulina, mucillagini), lipidi (acidi grassi insaturi), protidi e amminoacidi (asparagina e arginina), tannini, sali minerali (soprattutto potassio).

Proprietà

1. Lassative : grazie alla presenza di inulina contenuta nella radice. L’inulina è un tipo di fibra che riequilibra l’ecosistema intestinale favorendo la crescita dei batteri salutari all’organismo come i bifidobatteri e i bacteroides. Quindi regolarizza l’intestino sia in caso di stipsi che di diarrea;

2. Diuretiche : l’azione diuretica sembra sia da attribuire alle foglie. Questa azione fa sì che il tarassaco sia utilizzato contro il gonfiore anche in associazione con altre piante quali finocchio, gramigna, pilosella e asparago, che ne potenziano oltre all’attività drenante quella depurativa. Grazie alla presenza di flavonoidi può essere utilizzato nella sindrome premestruale caratterizzata da ritenzione idrica.

3. Ipocolesterolemizzanti : grazie alla presenza di inulina che è in grado di ridurre il tasso di colesterolo e di trigliceridi del sangue e di contrastare l’aumento della glicemia.

4. Antireumatiche . Viene utilizzato in cosmesi come rinfrescante, schiarente della pelle in caso di efelidi, ammorbidente e addolcente.

Alcuni studiosi ritengono sia un utile coadiuvante nelle diete ipocaloriche.

Controindicazioni E’ vietata alle donne in gravidanza e in allattamento e nei soggetti che abbiano subito asportazione della colecisti.

Forma galenica: caramelle, capsule, compresse, gocce. Si consiglia di consumare foglie e radici crude oppure cotte a vapore (non cuocere in acqua e poi gettare l’acqua di cottura: si perderebbe la maggior parte dei principi). Aldilà delle proprietà diuretiche universalmente note, il tarassaco – ed in particolare il suo rizoma e la radice – aumentano la produzione della bile ed il suo deflusso dal fegato all’intestino (proprietà rispettivamente definite colagoghe e coleretiche). I suoi estratti vengono pertanto utilizzati come purificanti, decongestionanti e disintossicanti epatici. Al tarassaco vengono attribuite anche proprietà antinfiammatorie, ipoglicemiche, stimolanti l’attività pancreatica ed ipo-colesterolemizzanti (promuove l’eliminazione biliare del colesterolo in eccesso e ne riduce l’assorbimento grazie alla ricchezza in fitosteroli e fibre solubili). Come tutte le composite, la radice di tarassaco è ricchissima di inulina, una fibra solubile con effetti prebiotici, utili per migliorare la funzionalità intestinale e selezionare una flora enterica simbionte. I blandi effetti diuretici e la ricchezza in potassio possono contribuire a regolarizzare i fluidi corporei ed abbassare la pressione arteriosa (in tal caso il tarassaco va necessariamente assunto previo consulto medico).

Modalità di assunzione: la dose giornaliera consigliata è di 3-10 grammi di droga (costituita da radici e parti aeree), da assumersi tre volte al giorno. Il decotto è consigliato per massimizzare gli effetti diuretici del tarassaco (può essere preparato portando ad ebollizione e facendo bollire per 5 minuti in 100 ml di acqua, 5-7 grammi di radici essiccate, lasciandole poi macerare per 5 minuti; filtrare prima di servire).

Effetti collaterali: il tarassaco è generalmente ben tollerato; può causare acidità gastrica per il contenuto in sostanze amare (attenzione in presenza di gastrite, reflusso gastroesofageo ed ulcera peptica) e fenomeni allergici (dovuti al contenuto in lattoni sesquiterpenici). In presenza di calcolosi od occlusione delle vie biliari l’assunzione spontanea di tarassaco è controindicata; potrà eventualmente essere intrapresa sotto stretto controllo medico.

Interazioni farmacologiche: considerata l’elevata presenza di potassio nelle radici e nelle foglie di tarassaco, la concomitante assunzione di di supplementi di potassio può determinare iperkaliemia. Tale associazione dovrebbe quindi essere evitata. Per la sua capacità di aumentare l’acidità gastrica, il tarassaco può aumentare gli effetti gastrolesivi dei FANS (farmaci antinfiammatori non steroidei, tra i quali figurano anche l’aspirina ed il paracetamolo). Fare attenzione al latice che fuoriesce quando si tagliano le foglie o gli steli che se ingerito può essere tossico.

Vuoto a rendere

Si legge su promiseland

Nelle ultime settimane il problema rifiuti della Campania è nuovamente esploso in tutta la sua drammaticità. Quintali di rifiuti per le strade, polemiche e un vergognoso bavaglio alla voce degli ambientalisti, colpevoli solo di opporsi a gestioni clientelari e soluzioni devastanti per l’ambiente e la salute dei cittadini e di avanzare proposte “rivoluzionarie”, quali una vera raccolta differenziata e moderne tecniche di smaltimento, come avviene nei Paesi civili (dove in discarica finisce solo il 15 per cento dei rifiuti, mentre in Italia si brucia “monnezza” come se fosse un’energia rinnovabile grazie al vergognoso meccanismo del Cip6). Non voglio sollevare ulteriori polemiche, prendo invece spunto dai fatti di cronaca per parlare di una proposta che ritengo utile alla causa. Posso dire di conoscere molto bene la Germania ed i Paesi Scandinavi e di apprezzarne, oltre alle bellezze storiche e naturalistiche, l’efficiente organizzazione, con il rispetto del bene pubblico quasi elevato a dogma costituzionale. Abbandonando la situazione limite campana, passeggiando anche nel resto d’Italia, è purtroppo possibile “ammirare”, lungo strade e giardini, quintali di bottiglie, abbandonate da cittadini italiani e stranieri, uniti dal comune senso della maleducazione.

A Berlino ed Helsinki ciò non accade. Non solo perché, lassù, i cittadini, sin da piccoli, vengono educati a rispettare l’ambiente in cui vivono, ma anche perché si è posto in atto un semplice meccanismo: la cauzione del vuoto a rendere.Qualunque bottiglia compriate nella nazione teutonica o finnica, la pagherete diversi centesimi di euro in più, che vi saranno restituiti collocando il vuoto in appositi macchinari, presenti nei supermercati e non solo. In tal modo, per la strada, non troverete alcuna bottiglia, e, qualora un maleducato incallito dovesse abbandonarne una in giro, ci sarà sempre qualcuno pronto a raccoglierla e a trarre da essa un piccolo tesoro. Niente di complesso, nessun controllo militaresco, nessuna repressione, bensì un meccanismo che ci riporta alla memoria un’usanza delle nostre nonne e che consente di avere città pulite e di risparmiare risorse, materie prime e denari, in alcuni Paesi applicato anche a tipologie diverse di “rifiuti” quali gli elettrodomestici, con metodi diversi, ma che adottano lo stesso sistema. All’acquisto pago di più, quando il frigo è fuori uso lo riconsegno e recupero parte della spesa sostenuta. Una soluzione che potrebbe contribuire a ridurre la quantità di rifiuti destinata alle discariche e che sembra suscitare un interesse crescente, basti pensare che il gruppo che ho promosso sul social network facebook “Anche in Italia la cauzione del vuoto a rendere” conta centinaia di iscritti, mentre nelle prossime settimane il Gruppo Verdi alla Regione Lazio presenterà una proposta di legge per l’introduzione di quest’innovazione a livello regionale. Riusciremo a compiere questo piccolo passo avanti verso la civiltà?